Si sa, nelle prime fasi di una conoscenza tutti noi tendiamo a “farci belli” agli occhi del partner.
Cerchiamo di nascondere i lati oscuri del nostro carattere, i nostri problemi e le nostre paure.
Diventiamo creature “perfette”: sorridiamo, scherziamo e tendiamo a vedere il lato positivo delle cose. Insomma, ai primi appuntamenti, cerchiamo di dare il meglio di noi.
Qualcuno, però, ha pensato che tutto questo non bastasse, di andare oltre.
Nasce così il fenomeno del Wokefishing
Un termine coniato da Serena Smith per Vice, con wokefishing ci si riferisce a chi finge di avere idee politiche progressiste per conquistare il potenziale partner. Potremo così ritrovarci davanti ad ambientalisti, femministi, vegani, antirazzisti o mancati politici.
Attivisti con degli ideali ben radicati, ovviamente simili a quelli del partner; che in realtà però non hanno mai partecipato neanche alle assemblee d’istituto della scuola e, soprattutto, non sono minimamente interessati all’argomento in questione.
Perchè c’è bisogno del wokefishing?
Chi pratica wokefishing crede che sia più probabile essere accettati dal partner quando si hanno in comune ideali politici e sociali.
Fingere di credere in determinati valori e cucirsi addosso il giusto abito in relazione alle idee del partner è più comodo e sbrigativo.
Non si ha bisogno di esprimere le proprie idee, di esporsi a critiche, di essere giudicati.
Probabilmente, però, i wokefisher dimenticano che a volte è proprio la diversità di pensiero a stimolare un rapporto, che con la menzogna non si costruisce nulla e che spesso, ci si innamora soprattutto dei difetti.