“Vestita così sembra proprio una tr*a!”
“quella la dà a tutti!
Sono certa che almeno una volta nella vita abbiamo sentito o pronunciato frasi di questo tipo.
Siamo immers*, da secoli, in una cultura che normalizza la violenza di genere e prescrive alle donne come debbano vestirsi o comportarsi, per tale motivo frasi di questo tipo sono comuni in ogni ambiente e in ogni epoca storica.
Nonostante il nome di questo fenomeno sia stato coniato in tempi recenti, esso è agito da sempre. Slut-shaming, letteralmente il “biasimo rivolto alla sgualdrina” è un atteggiamento che riguarda uomini e donne che giudicano e attaccano tutte quelle donne colpevoli di trasgredire codici sessuali o di abbigliamento che la società ritiene debbano rispettare .
Da sempre, infatti, vi è una specifica attenzione e nel modo in cui una donna si esprime, si veste o si muove: prima della rivoluzione sessuale degli anni ’60 esso era strettamente collegato ai canoni della “brava ragazza” che veste in modo sobrio, non provoca, non ha una propria sessualità o desideri.
Negli ultimi 50 anni, però le cose sono cambiate: il processo di emancipazione ha portato le donne a conquistare uno spazio pubblico e a chiedere il riconoscimento della propria libertà. Nei loro confronti, la cultura eteronormativa e patriarcale applica un doppio standard perché quei comportamenti che portano le donne a essere giudicate come “sgualdrine” sono in realtà gli stessi che per gli uomini appaiono come modelli da seguire per essere considerati positivamente.
Lo slut shaming si presenta puntualmente quando leggiamo sui giornali fatti di cronaca aventi come oggetto stupri o tentati stupri: se la vittima aveva fatto uso di alcol, se era poco vestita, se aveva accettato un passaggio da uno sconosciuto, molti tenderanno a giudicare negativamente questo comportamento considerandolo motivo dell’aggressione. È il famoso “se l’è cercata”, sgradevole ritornello che ha accompagnato le vicende più tristi degli ultimi anni, dall’omicidio di Pippa Bacca, artista e performer milanese, agli stupri che appaiono quotidianamente sui notiziari.
Come non fare slut shaming?
Per non agire slut sharing verso un’altra persona credo si debba partire dal riconoscimento e dalla dignità che ogni persona merita, unita al rispetto per le sue scelte di vita.
È importante infrangere in concetto di “norma”, permettendo ad ogni donna di esprimersi liberamente. Per contrastare lo slut shaming è necessario partire dall’educazione, insegnando ai bambini a non stuprare, e non solo alle bambine a doversi difendere limitando la propria vita.